Sabato 13 agosto 2022 il notiziario Tribune Madagascar ha pubblicato la notizia che la società QMM (QIT Magagascar Mineral), che appartiene per l'80% alla multinazionale mineraria Rio Tinto International (la seconda al mondo per importanza) e che gestisce a Fort Douphin -Taolagnaro (sud est Madagascar) lo sfruttamento di uno dei più estesi giacimenti al mondo di ilmenite (dalla quale si ricava biossido di titanio), ha versato alla Stato malgascio dal 2006 (anno in cui è incominciato lo sfruttamento industriale su larga scala del giacimento) al 2020 circa 89 milioni di dollari in tasse locali, oltre a beneficiare le comunità locali di oltre 3 milioni di dollari ogni anno.
Queste notizie parrebbero buone: entrate per uno Stato estremamente povero, aiuto per le popolazioni locali, quindi un apparente e significativo aumento del benessere.
Sul sito ufficiale di Rio Tinto Madagascar si sottolineano, inoltre, gli impegni per la riforestazione e per gli investimenti in campo sanitario, la manutenzione delle infrastrutture viarie, acqua, elettricità e la forza lavoro occupata.
Ad una più attenta valutazione, però, questo apparente situazione idilliaca non corrisponda alla realtà.
Vero che la società ha versato nel periodo indicato (15 anni) la somma di 89 milioni di dollari allo Stato malgascio, ma è anche vero che nel solo anno 2021 sono state prodotte 600.000 tonnellate di ilmenite (prezzo medio 1200 dollari alla tonnellata) con un guadagno (in un solo anno!) di 720 milioni di dollari! Pensate il guadagno di 15 anni! Come purtroppo sovente accade dei Paesi africani (e non solo) le multinazionali offrono le loro "briciole" ai governi locali.
La manutenzione stradale e gli altri servizi sono stati attivati per lo più per garantire un normale svolgimento delle attività estrattive (il giacimento è sito ad alcuni chilometri dalla città, a ridosso di una delle più belle spiagge di tutto l'Oceano Indiano.
Diversi piccoli villaggi sono stati prima evacuati e poi distrutti, poiché rientravano nei perimetri della concessione principale con lo spostamento "forzato" dei residenti in altri luoghi.
Si pone poi il grave problema del controllo dello scarico delle acque di lavaggio, con la messa in opera di bacini di decantazione che hanno distrutto ettari di terreno lungo la costa (vi invito a vedere le fotografie che sono pubblicate sul loro sito per avere una idea) .
I pescatori locali hanno protestato a lungo, poiché la produzione di pesce e di crostacei (il luogo era famoso per le aragoste) è nettamente calato negli ultimi anni.
Fin da settembre 2021 gli attivisti ambientali di Mongabay.com avevano segnalato come nelle acque di lavaggio del minerale vi fosse una concentrazione di minerali uraniferi (presenti sovente in minima parte nei giacimenti di ilmenite) superiore di decine di volte quella normalmente considerata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e tali acque di lavaggio veniva poi regolarmente eliminate immettendole nel locale fiume Mandromondromotra dal quale dipendono circa 15.000 persone per l'approvvigionamento idrico per la loro sopravvivenza!
Adesso un nuovo pericolo si avvicina: lo sfruttamento delle sabbie marine lungo costa che sono ricche di ilmenite, tanto da determinare delle tipiche striature nere facili da vedere se si cammina lungo la battigia. L'estrazione sarebbe facilitata e i costi di produzione nettamente ridotti, ma con l'ovvia distruzione dell'habitat e l'inquinamento ulteriore del mare dovuto alla presenza di gigantesche draghe in azione. Come si può vedere bene nella cartina, il pericolo maggiore verrà dalla St.Lucie mining concession, un luogo fino a poco tempo splendido e a ridosso del vecchio villaggio di Antsotso, uno storico luogo di pescatori locali.
Lunedì 4 luglio 2022 la stessa Tribune Madagascar dava notizia del recupero, il 29 giugno, da parte degli agenti del Ministero dell'Ambiente di 91 tartarughe del tipo radiato, trovate a bordo di un veicolo adibito al trasporto di persone tra Toleary e Fianarantsoa (Centro Sud Madagascar): ad aprile vi era stato un altro recupero di 25 tartarughe (14 purtroppo morte di stenti) mentre nel 2021 a febbraio ne erano state trovate e confiscate 833 nel distretto di Beloha - Androy e così pure il 30 dicembre 2021 ne erano state ritrovate nella medesima zona ben 868 , tutte pronte per essere esportate!
La tartaruga radiate è una specie endemica e vive nel Sud Madagascar; prende il suo nome dal fatto che sulla corazza si possono distinguere delle linee e disegni che ricordano i raggi radiati del sole. Viene braccata ed esportata illegalmente nel circuito degli animali domestici. Le popolazioni malgasce del sud, Antandroy specialmente, considerano l'animale un tabù (fady in lingua malgascia) e non la uccidono per cibarsi.
Isoanala confina proprio con la regione dell'Androy e il clima e l'ambiente fanno sì che anche nella nostra regione viva questa splendida tartaruga. Nel perimetro ospedaliero ospitiamo diverse tartarughe radiate, alcune hanno più di 50 anni di vita (l'animale è segnalato poter raggiungere un'età compresa tra i 60 e i 100 anni), sono socievoli, si lasciano toccare a prendere in mano, sono tranquille perché sono protette presso il nostro Ospedale.
Purtroppo la cattura e l'esportazione illegale di questa bellissima tartaruga sta mettendo a rischio la specie stessa: non basta avere una legislazione e delle norme protettive, poiché il mercato illegale vive anche in quanto la situazione economica del paese è compromessa, la povertà dilagante e questo favorisce sempre e ovunque l'illegalità.
Le due situazioni descritte rappresentano una seria minaccia per l'ambiente e le popolazioni del sud Madagascar e confermano lo stretto legame tra ambiente - stato sociale della popolazione - povertà e sfruttamento diretto/indiretto al quale si potrà porre freno solo migliorando concretamente la vita di coloro che vivono in queste regioni.
P.S. Invito alla letture di
A,Huff, Y Orengo , Resouce warfare,pacification and the spectable of "green" development; Logics of violence in engineering extraction in southern Madagascar. Political Geography 81(2020)102195
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